Uno dei tanti alberghi-dormitorio per i dipendenti delle Ferrovie dello Stato e forse anche, chissà, per viaggiatori ritardatari o in attesa di coincidenze aeronavali.

Costruito probabilmente negli anni ’50, le vecchie foto aeree lo danno come abitato fino agli anni zero del XXI secolo, poi qualcosa dev’essere successo, perché dal 2010 in poi le automobili parcheggiate nel grande cortile antistante sono sparite.

Una volta che i dipendenti statali hanno chiuso le porte, queste sono state riaperte dagli indipendenti statali, ossia poveri, immigrati e senzatetto che a decine popolano Olbia. Per diversi anni lo stabile è stato quindi rivissuto in condizioni di degrado e ripetuti princìpi di incendio, poi richiuso e definitivamente murato e sigillato dal mondo esterno.

Affacciato sulla trafficata via Vittorio Veneto, nonostante la sua mole di tre piani riesce a mantenersi invisibile, e in primavera lo è ancora di più per la fioritura degli alberi che circondano il cortile. Invisibile come i suoi ultimi abitanti. Ma basta un occhio un po’ più attento per guardare oltre e accorgersi della sua presenza.

Dopo aver fatto dormire almeno due generazioni di ferrovieri, questo grosso caseggiato senza fronzoli, anonimo, funzionale e dunque fedele al suo ruolo, si gode a sua volta il meritato riposo.

Dove si trova: a Olbia, all’inizio di via Vittorio Veneto, vicino al passaggio a livello. Google Maps.