Un tranquillo angolo di campagna dove un tempo venivano custodite pericolose armi chimiche

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Un grande complesso di edifici ottocenteschi immersi nel verde, in uno scenario più simile a un campo di boy-scout che a una struttura militare.

Capannoni con gli ornamenti semplici ma eleganti tipici dell’epoca, oculi sulle facciate e finestre incorniciate di giallo, persino un riposante angolo bucolico con una sorgente.

Riesce difficile immaginare che, in questa valle a due passi da Ozieri, la polveriera di Listincheddu fosse uno dei principali depositi di armi chimiche nel territorio italiano fino al 1976.

Anche il nome della zona, piccolo lentischio, non lascia presagire nulla del suo passato. La natura infatti continua il suo corso, riprendendo lentamente possesso di caserme e magazzini: muschi e felci conquistano i muri e le travi corrose dall’umidità, rovi e cespugli invadono gli stanzoni che fino a qualche decennio fa custodivano carichi di morte e distruzione di massa.

Edificata alla fine dell’Ottocento ai piedi del monte Littu, entrò ufficialmente in funzione dopo il regio decreto del 1896 che ne stabiliva la funzione di deposito di esplosivi da guerra. Una polveriera come tante, con una decina di caratteristici edifici prudentemente distanti tra loro, circondati da un alto muro di cinta e sormontati ancora oggi da un’inquietante torretta di guardia sulla sommità della collina.

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La svolta si ebbe tra gli anni Trenta e Quaranta, quando la dittatura fascista intraprese la produzione su vasta scala di armi chimiche, e anche qui sarebbero state depositate tonnellate di barili di sostanze tra cui i famigerati fosgene, iprite, arsenico e cloro. Durante il secondo conflitto mondiale, complice il segreto militare ben custodito, Listincheddu non fu bersaglio dei bombardieri alleati. Difficile e spaventoso immaginare le conseguenze in caso contrario.

Nel dopoguerra la sua attività di stoccaggio sarebbe proseguita, con l’aggiunta di ulteriori quantità di armi chimiche provenienti da altri depositi. Solo nel 1976 questo pericolo chimico si allontanò definitivamente da Ozieri: la base venne dismessa e bonificata, e tutto il contenuto trasferito a Civitavecchia e in altre località per il teorico smaltimento. Così Listincheddu è uscita della storia militare, ma in attesa della sua riconversione sembra che alcuni nostalgici non abbiano compreso la lezione e gli piaccia ancora giocare alla guerra, come spesso accade nei luoghi abbandonati.

Nel 2006 l’Esercito ha ceduto il terreno alla Regione, e da allora Listincheddu aspetta paziente un recupero che preveda la creazione di un parco, e di un’area d’addestramento per i Vigili del fuoco, in quest’angolo di campagna tornato alla vita. Perfetta ironia della sorte per un regime nazifascista che intendeva usare gli Italiani come cavie da laboratorio.

Dove si trova: nei pressi di Ozieri, ai piedi del monte Littu. Google Maps