Dove Guglielmo Marconi faceva gli esperimenti di trasmissione radio

La Storia può passare anche da un apparentemente insignificante puntino bianco. E il nostro puntino bianco è il semaforo di capo Figari che, dalla sommità dell’imponente promontorio a 344 metri di altezza, domina silenziosamente Golfo Aranci e gran parte della Gallura. Una sorta di faro ormai spento, la cui posizione fa sì che sia visibile da lunghe distanze anche nelle giornate meno terse, e ci ricorda con discrezione il suo piccolo ma non trascurabile ruolo nel recente progresso.

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Semaforo di Capo Figari
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Inaugurato l’11 marzo 1890, divenne parte integrante del sistema di fari e semafori segnalatori della Regia Marina, col compito di comunicare e fornire indicazioni sia per le navi di passaggio che per quelle sulla rotta per Olbia; tale funzione veniva esercitata mediante l’utilizzo di combinazioni di bandiere, segnali o apparati semaforici ad asta. Nel 1905 venne acquistato dalla Difesa, che vi integrò una funzione di vedetta e avvistamento destinata a incrementarsi nei turbolenti decenni successivi.

Tra il 1930 e il 1932 il semaforo di capo Figari conobbe il suo proverbiale momento di gloria, segnato dall’arrivo di Guglielmo Marconi. Affiancato da una squadra di tecnici, il fisico bolognese vi effettuò alcuni sopralluoghi per individuare dei siti potenzialmente adatti a una serie di esperimenti sulla trasmissione delle microonde. Dopo aver espresso un giudizio favorevole sulla struttura, l’11 agosto del 1932 Marconi realizzò con pieno successo il celebre ponte radio a onde corte fra una trasmittente situata a Rocca del Papa, vicino a Roma, e un’apparecchiatura ricevente installata per l’occasione sul semaforo di Figari, coordinando lo svolgimento dal panfilo Elettra.

“Sono lieto di comunicare che ieri, per mezzo di apparecchi a onde ultracorte di piccola potenza, utilizzanti onde di cinquantasette centimetri e forniti di riflettori portatili, abbiamo potuto comunicare chiaramente tanto radiotelegraficamente quanto radiotelefonicamente da Rocca di Papa a Capo Figari, in Sardegna, attraverso una distanza di duecentosettanta chilometri, presenti i rappresentanti del Ministro delle Comunicazioni. Il risultato è assai importante per la scoperta fatta della possibilità di comunicare mediante le onde ultracorte, anche a distanze maggiori di quelle che risulterebbero teoricamente possibili a causa della curvatura terrestre”, telegrafò Marconi il giorno successivo. “Sento di poter dire che con queste esperienze sono state investigate per la prima volta alcune delle pratiche possibilità di una gamma di onde elettriche finora inesplorata, ed una nuova tecnica, destinata ad estendere considerevolmente il già vasto campo delle applicazioni delle onde elettriche alle radio-comunicazioni, è stata creata”, scrisse in seguito.

Ma anche in questo caso il destino si rivelò beffardo: proprio la riuscita di questo esperimento determinò un ulteriore sviluppo nelle comunicazioni, per cui entro pochi anni gran parte delle navi in circolazione si dotarono di apparecchi radio sempre più sofisticati, in grado di trasmettere tra i vari porti e gli altri battelli senza più necessità delle stazioni semaforiche, che caddero inesorabilmente in disuso. La stessa sorte toccò all’osservatorio di capo Figari, idealmente sedotto e abbandonato proprio dal successo che aveva contribuito a creare. La sua attività durò ancora pochi anni, col potenziamento delle funzioni di vedetta durante l’ultima guerra, fino al progressivo abbandono. Nel 2006, infine, passò dalle Forze Armate all’Agenzia Conservatoria delle Coste della Sardegna.

Nonostante gli anni, tuttavia, il semaforo non è stato dimenticato; oggi è meta di numerosi escursionisti che si inerpicano faticosamente lungo gli oltre tre chilometri di ripido sterrato per ammirare la cornice naturalistica e lo splendido panorama che fa da sfondo. Dal 1995, inoltre, “rivive” per un giorno all’anno grazie alla bizzarra ma suggestiva cerimonia dell’International Marconi Day, in cui alla fine di aprile gruppi locali di radioamatori ripercorrono collegamenti e trasmissioni tra più di 60 stazioni storiche marconiane in Italia e nel mondo.

È impossibile non provare reverenza di fronte a questa importante eredità storica e tecnologica. Tutto il complesso, nonostante i tre fabbricati da cui è costituito mostrino innegabili segni di disfacimento, manifesta intatta un’austera imponenza, soprattutto la struttura principale con la sua mole di oltre dieci metri. Su tutto svetta la vecchia asta semaforica ormai corrosa dalla ruggine, in bilico sul tetto oggi non più accessibile per i crolli.

Una volta entrati nella impressionante sala principale, vero e proprio cuore pulsante del semaforo, si è colti da una strana sensazione: quasi di trovarsi in una realtà parallela, dentro un edificio dalla curiosa forma di una nave arenata, dai cui oblò si contempla in silenzio il mondo sottostante.

Dove si trova: a Golfo Aranci (SS) al termine di via Cala Moresca sul promontorio del Capo Figari. Google Maps