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Incendi unica igiene dell’ambiente

Anche a due passi da una delle più incantevoli spiagge sarde si nascondono le tracce dell’Apocalisse. Il campeggio di Sant’Igori, nella Baia di Porto Conte, è un luogo abbandonato decisamente singolare, con una storia triste e beffarda alle spalle.

La sua parabola inizia nei primi anni ’80 come allegra comunità di villeggianti provenienti da ogni parte dell’isola e del Continente che, ogni estate con puntualità svizzera, si ritrovavano in quest’angolo di Sardegna per trascorrere le agognate ferie. Disposta su più file delimitate da vialetti, questa grossa baraccopoli vacanziera aveva come centro uno spaccio e un semplice ed essenziale palco per serate di divertimento e musica.

Ognuna delle unità abitative di questo alveare, tutte uguali ma allo stesso tempo diverse tra loro, rappresentava un mondo a parte: roulotte, casupole di lamiera, colonnine e statuette ornamentali dal kitsch ben oltre i livelli di guardia, elettrodomestici assortiti, un numero incalcolabile di biciclette e attrezzi da giardino.

Ma perché parliamo al passato? Perché due grandi catastrofi si sono abbattute su Sant’Igori. La prima fu la Legge, che nell’agosto 2010, in piena Stagione, si scagliò impietosa contro questo ingenuo e piccolo paradiso tacciato di abusivismo: da un giorno all’altro il campeggio venne chiuso e per le centinaia di ospiti fu la diaspora. Lasciato improvvisamente a se stesso, Sant’Igori iniziò il suo declino e divenne uno spettrale teatro del tempo perduto, un immobile ed eterno fermo immagine del giorno dell’abbandono.

Le sue sventure però non finirono qui: nel settembre 2015 vi fu la seconda catastrofe, il colpo di grazia che pose salomonicamente fine ad anni di battaglie giudiziarie: un vasto incendio doloso portò l’inferno a Sant’Igori. Come in un’apocalisse biblica, il campeggio venne completamente incenerito: un disastro ambientale, decine di roulotte e baracche in fumo, macerie contorte, plastica fusa e plasmata in un’infinità di modi possibili.

Oggi, a più di un anno di distanza, la vegetazione incontrastata sta riprendendo possesso del campeggio, nascondendo pian piano le tracce del fuoco. Uno scenario allucinante e irreale, diverso e imprevedibile in ogni suo particolare, un muto inno alla distruzione sul quale regna solo il silenzio. Sugli alberi scheletrici e anneriti non si vedono né si sentono cantare gli uccelli, e anche il rumore del mare è troppo lontano. Rovi, lamiere arrugginite e ceneri formano insieme un’enorme ed indistinguibile coltre che ha seppellito per sempre il campeggio con i suoi ricordi.

Ma Sant’Igori non è rimasto da solo nella sua sorte: a poca distanza, infatti, si trova il campeggio gemello di Sant’Imbenia, più piccolo per estensione. Anch’esso è stato abbandonato nello stesso periodo, e solo in parte lambito dalle fiamme del fatidico rogo.

Le vacanze e l’allegria estiva non abitano più qui. Se Sant’Igori è l’Inferno, Sant’Imbenia resta ancora sospesa nel Purgatorio: entrambi silenziosi e dimenticati alle porte del Paradiso di Porto Conte.

Ora il campeggio non esiste più: è stato raso al suolo dalle ruspe, che hanno fatto piazza pulita di ceneri e macerie. A distanza di tempo, abbiamo deciso di dedicargli un ricordo postumo, in memoriam.

Dove si trova(va): lungo la Strada Provinciale 55 quasi all’incrocio con la Strada Provinciale 55 bis, in località Mugoni ad Alghero (SS). Google Maps. Wikimapia.