Una struttura aliena che sembra arrivata da un futuro dove l’umanità si è ridotta ad arrangiarsi a vivere in un mondo post-apocalittico. Un futuro che possiamo chiamare anche: presente. Tra vetro e acciaio, materassi, fornelli da campo e storie d’amore.

Lo troviamo in uno degli ingressi della città più in espansione della Sardegna, Olbia, seminascosto dalla vegetazione, tra un Istituto Agrario e l’aeroporto. È qui che si cela uno dei proverbiali scheletri, non proprio dentro l’armadio. Fa compagnia ad un sugherificio, un ex aeroporto, un hotel e una torre di controllo.

Progettato dall’Ingegner Luigi Masciotta e dal suo studio, costruito tra il 1994 e il 1997, a fronte di una spesa di due miliardi di lire, non è mai entrato in funzione, probabilmente perché edificato in un’area a rischio idrogeologico. Si può dire che questo “Ostello della gioventù”, la gioventù non l’ha avuta. Al massimo un’infanzia, decisamente breve. Abbandonato da subito, appena nato. Sembra arrivato dal futuro ma in realtà è un figlio non riconosciuto del passato.

Chi percorre via Loiri, entrando o uscendo dalla città, non si accorge del grande edificio diviso in due parti che campeggia in aperta campagna. Eppure eccolo, questo gigante alieno, pensato per “rappresentare la libertà e l’energia dei giovani”.

I colori chiari e l’importante uso dei vetri, sia nel tetto che nelle grandi finestre, rendono l’ambiente luminoso, con la luce naturale che regala continuità con lo spazio circostante. Il contrasto tra l’architettura pulita e moderna (“una progettazione leggera dove la sicurezza si unisce all’eleganza delle linee e dei nuovi materiali”) e l’umanità che ha realmente vissuto questo luogo lo notiamo subito, appena entrati: un materasso per terra.

Tutto il pavimento del piano terra è ricoperto di polvere mista a intonaco che si stacca copioso dalle pareti e dal soffitto. Le scritte sui muri, a cui noi – come forse sapete – prestiamo grande attenzione, perché ci fanno riflettere e sono uno specchio della società di tutti questi anni, sono un mix di poesia (Neruda), amore (Amine ti amo), odio (Amine ti odio) e attualità (#patrickzaki), con qualche deviazione su graffiti e un appunto partigiano con della punteggiatura di troppo (Oh bella – virgola – ciao!).

Nei lunghi corridoi di questo edificio così ballardiano è un susseguirsi di cadaveri di condizionatori da terra, guano, vetri e lampade distrutte, cabine elettriche svuotate e bagni stranamente mezzi integri. Dall’ingresso posteriore, una passerella riparata da una tettoia in vetro conduce ai dormitori, una quarantina di mini appartamenti con bagno, divisi su due piani. Anche qui, guano su guano, e i piccioni iniziano ad innervosirsi, data la nostra presenza per loro estranea.

Alcune stanze hanno tracce di vita vissuta, non da giovani di passaggio che avrebbero dovuto avere bisogno di un punto di ristoro, ma da senzatetto che hanno recuperato diversi ambienti e per qualche settimana, forse mese, hanno utilizzato la struttura per lo scopo preposto. Di fatto, quello che era nato come un ostello, è diventato per un periodo un rifugio per chi non ha casa.

Piccoli ambienti che, pur nella loro semplicità, venivano percepiti così da chi vi si rifugiava. Una stanza con un materasso per terra, un fornello da campo, un comodino con una radio e un quadro. Già, un quadro, con tanto di cornice. Si sa, quando si appende un quadro, si sta ufficialmente arredando casa. Questa immagine non la troverete tra le fotografie che abbiamo scattato: per quanto sia stata sicuramente una dimora temporanea, pensiamo sia meglio rispettare, fin dove riusciamo, la riservatezza di questi ambienti e di chi vi visse.

Ovviamente il posto è finito più volte sui giornali, si è parlato spesso di recupero. Notizie di fine 2016, con tanto di presenza di sindaco e polizia, ne davano lo sgombero. Primo cittadino e divise varie usavano il solito vocabolario ben noto: parlavano di degrado, messa in sicurezza, pulizia, recupero. Obiettivo: trasformarlo in una cittadella universitaria. Il tutto in una settimana: forse la prossima.

Vi sembra fantascienza? E infatti non è successo niente, solo lo sgombero. Ad oggi, autunno 2022, il luogo è come prima, e chi vive in strada si è ripreso gli spazi tolti, così come le piante e i volatili.

Nel Piano Urbanistico Comunale del luglio del 2020, si cita per l’ennesima volta questa struttura, salvo poi non fare nulla di concreto. I vari corridoi sono ricoperti di escrementi di piccioni e nello spazio delle scale, un faro è appeso al suo filo di alimentazione, sospeso nel vuoto, in balia di correnti d’aria, sole e volatili. Ma resiste, come resiste questa incredibile costruzione, al passaggio delle varie amministrazioni, al passaggio di inquilini che sostano per brevi periodi e al passaggio del tempo.

Se ci pensate, dal 1997 sono trascorsi 25 anni, c’era ancora il vecchio conio, nascevano Buffy l’ammazzavampiri e South Park, veniva pubblicato il primo libro della serie di Harry Potter, muoiono a poca distanza l’una dall’altra Madre Teresa di Calcutta e Lady Diana e al cinema escono Titanic, Men in Black e Tre uomini e una gamba. Un terremoto tra Umbria e Marche danneggia la Basilica superiore di San Francesco in Assisi e nei negozi appare Final Fantasy VII.

E qui, in una città che sta prendendo forma, una forma strana e imprevedibile, in un’espansione urbanistica caotica, vengono consegnate le chiavi di un luogo di ritrovo e di ristoro giovanile. Che fine hanno fatto queste chiavi? Una l’abbiamo ritrovata arrugginita e impolverata: delle altre, al momento, non ce n’è bisogno, visto il facile accesso a tutto l’edificio.

Dove si trova: a Olbia in via Loiri, ma senza numero civico. L’accesso è sconsigliato, per vari motivi che ci sembra superfluo e noioso ribadire ai nostri attenti lettori. Google Maps.


Sardegna Abbandonata è un progetto indipendente che dal 2012 racconta i luoghi abbandonati e nascosti del territorio sardo. Puoi sostenerci con una piccola donazione, seguirci su Facebook o Instagram, sicuramente scriverci se vuoi comunicarci qualcosa, oppure – noi te lo consigliamo! – iscriverti alla nostra newsletter.