Di segni

Scritte sui muri nei posti abbandonati, messaggi per le future generazioni.

Ricordi

Date importanti, esperienze e giornate indimenticabili.

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Una data importante per almeno una generazione. La morte di Kurt Cobain, leader della band statunitense dei Nirvana. Kurt is dead. Casa della Contessa, Costa Rei
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Anche le giornate di pulizia, quando danno soddisfazione, possono essere date da ricordare. Il tempo però passa e qualcuno, beffardo, ha aggiunto a fianco “e ora è sporco”: tutto da rifare. Funtanazza.
Due neo genitori? Forse. Se così fosse oggi il frutto di questa unione avrebbe 15 anni, un giorno potrebbe appassionarsi all’abbandonismo, esplorare il villaggio Righi e scoprire questo piccolo ricordo lasciato per lui/lei/altro. E chissà che emozione.
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C’è sempre, nei film polizieschi, la scena in cui al sospettato di omicidio viene chiesto dove si trovava una certa data a una certa ora. Spesso è difficile rispondere. Quindi meglio prendere appunti: Laura, il 14 giugno del 1995, alle 10.10, era a Villa Mugoni.
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I soldati americani prima di abbandonare la base USAF hanno voluto lasciare un ricordo e un saluto al monte che li ha ospitati per tanto tempo: “Mt. Limbara, thanks for paying for my new car, and summer vacs”. Base Usaf, Monte Limbara.
Sì, continua a farlo. Capitana.

Arte

Spesso inspiegabile, quasi sempre inaspettata. 

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Un esuberante cavallino rampante in salsa sarda, forse un suggerimento a Marchionne per i suoi piani di delocalizzazione? Villaggio Enel Taloro.
Un urlo doppio esclamato, tanto grande quanto ambiguo: fiera rivendicazione identitaria, insulto a chi imbratta i muri realizzato imbrattando i muri? Indecifrabile. Sporting Club Monte Spada.
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Qui l’artista, più che esprimere concetti, voleva rappresentare un attacco all’arte stessa, in pieno spirito dadaista. Da non sottovalutare, oltre il soggetto principale, la strana forma sulla destra, probabilmente una svastica trasformata da qualcuno in una stilizzazione dei quattro mori. Un’opera che non smette di far riflettere e agita le coscienze. Lido Iride, Platamona.
Nella speranza che l’anonimo artista dell’orfanotrofio di Iglesias non si offenda, diciamo la verità: non assomiglia molto al celebre santo. Ma la carriera del ritrattista è difficile, ci vuole esperienza.
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In questo caso un messaggio forse c’è, anche se difficile da decifrare. Confidiamo negli antropologi del futuro. Lido Iride, Platamona.
Ciò che conta non è il quadro, ma la cornice. Opera che riflette sul paesaggio, che non è “ciò che vediamo” ma “come lo guardiamo”, intuizione accennata sobriamente con pochi tratti. Villaggio Righi
Animale simbolo di Sardegna Abbandonata, un anonimo l’ha rappresentato con pochi tratti nella postazione di difesa di Santa Chiara del Tirso e noi non poteva restare indifferenti.
Tra i graffitti preistorici e l’arte aliena, verso l’Informe. Villaggio Righi

Scontro di civiltà

Identità, campanilismo e Sassari merda. 

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Un grande classico di cavalcavia e centraline dell’Enel, un must do del vandalo leghista, ma in questo caso si trova in uno dei luoghi simbolo dell’isola, Pratobello.
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Da anni ci chiediamo: ma gli indipendentisti in trasferta scriveranno sui muri continentali “Italia no est Sardigna”? Pratobello.
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Un messaggio chiaro e forte, una potente metafora visiva: dopo una cattiva gestione dello spazio su cui scrivere per il continentale non c’è più posto, nemmeno sul muro. Analisi più approfondite le lasciamo volentieri ai grafologi, purché non continentali. Pratobello.
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Una scuola islamica sull’Omodeo? Le spiegazioni ci sarebbero – probabilmente è una scritta lasciata dagli amanti di softair e guerra simulata – ma noi preferiamo il mistero, e nel dubbio, inshallah. Villaggio Santa Chiara.
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La lotta per il primato tra nord e sud dell’isola non è mai finita, e lascia i suoi segni un po’ ovunque. Ci giungono notizie di avanguardie di Sassari Merda arrivate alle porte della città. Funtanazza.
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In alcuni casi però la lotta prende pieghe inaspettate: SASSAPI MEPDA. Funtanazza.
Siliqua aspira ad essere la nuova Sassari? Polveriera di Siliqua.
Liti condominiali? Chissà. Ex semaforo di Capo Ferro
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In quest’epoca così confusa per fortuna ci resta qualche certezza, tranne che di grammatica. Villaggio Enel Taloro.

Politica

Passione, nostalgia e molta confusione.

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Piccolo, sbiadito, quasi invisibile e naturalmente mal disegnato: militante mediocre o metafora della sinistra italiana? Villa Webber, La Maddalena.
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Non si pensi a un accostamento irriverente: la parete è la stessa. In basso a sinistra quello che forse voleva essere il simbolo della pace ma è il logo della Mercedes. Villa Webber, La Maddalena.
“Unitevi a noi per una giusta causa”, “Autonomia Operaia con Giustizia proletaria per la liberazione della Sardegna colonialista”, tutto questo in una stanza nascosta di un edificio abbandonato in una strada poco frequentata. Quanti adepti avrà portato questa parete? Pochi ma buoni. Villaggio Righi.
Discussioni politiche. Semaforo di Capo Figari.
Credere, obbedire -> trombare. Fortezza Capo d’Orso.
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Incisioni su parete, tentativi di svastica mal riusciti. Si conclude con un cuore, perché l’amore supera le divisioni politiche. Villa Webber, La Maddalena.
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Ora e sempre: sciopero cazzu. Cementificio di Scala di Giocca, Sassari.
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Compagni che sbagliano (le doppie). Perché la rivoluzione parte dalla grammatica. Villaggio Normann, Gonnesa.
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Klu klux klan (che in realtà si chiama Ku Klux Klan), potere ariano potere bianco, il duce non morirà mai, noi continueremo il tuo lavoro. Seguono stelle, svastiche sbagliate, perfino un caprone satanico. Il muro come sfogo delle proprie pulsioni più infantili, ma anche, perché no, di spinte pedagogiche: qualcuno non resiste e aggiunge una piccola scritta: “ignorante, leggi la storia”. Villaggio Normann, Gonnesa.
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Addirittura. Pratobello.
Nazismo e termosifoni. L’estremismo scalda gli animi. Ex Enap di Tempio.
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Bestemmie, insulti ad amici, svastiche disegnate male, una bella facciata ricoperta di scritte. E il ferragosto 2004 è andato in allegria. Villa Mugoni, Porto Conte, Alghero.
E ho detto tutto. Colonia Marina dei Figli dei Ferrovieri, Golfo Aranci

Religione

L’eterna lotta tra il bene e il male.

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Anche Satana a ferragosto ci tiene a lasciare il segno, e qualche bottiglia del discount. Fortezza Capo d’Orso, Palau.
Non si sono firmati, quindi non sapremo mai chi è stato, però sappiamo che è successo a Cannigione.
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Attenzione pavimento scivoloso (ma qualcuno precisa che non è vero), sveglia, io sono un pipistrello e per terra addirittura “mediolanum”. Fin qui i dati concreti, agli studiosi il compito di analizzare il tutto. Chiesa del villaggio Enel Taloro.
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Madonna pensa a noi che siamo qua dentro, 1986. Ex sanatorio Conti, Sassari.
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This home is infected by jesus christ’s ghost. Un Gesù fantasma spodestato dal culto di Sergio? Villa Mugoni, Porto Conte, Alghero.
Riflessioni teologiche. Orfanotrofio di Iglesias.
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Rito satanico? Calcoli difficili? Sicuramente molta pazienza, ossessiva, probabilmente posseduta. Villaggio Normann, Gonnesa.
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W Gesù, W Cristo. Una precisazione teologica? Un attacco alla Trinità? Oppure la volontà di scindere la figura del Cristo da quella dell’uomo Gesù? Villaggio Normann, Gonnesa.
Già successo. Sempre Orfanotrofio di Iglesias.
Allegri diavoletti e scritte che non capiamo, a Manasuddas
Sì va bene Signore, benedici le nostre case lontane, le care genti eccetera eccetera, ma soprattutto benedici DJ SPUTO. Polveriera di Siliqua.

L’amore

La più saggia delle follie.

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Una parete intera dedicato a Checco, tra calcinacci e carcasse di animali morti. Pratobello.
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I più distratti non la noteranno, magari affascinanti dai bellissimi macchinari in primo piano. Ma nello sfondo c’è l’eterno messaggio che da secoli, chi vuole manifestare il proprio amore per la vita, lascia sulle pareti di tutto il mondo. Centrale elettrica di Santa Caterina.
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Un disperato appello all’amore libero, forse una citazione dell’Ingrassia felliniano che sull’albero gridava “voglio una donna”? Una cosa è certa: non c’è amore per tutti. Villaggio Normann, Gonnesa.
Nulla può fermare l’amore, neanche un piccolo e del tutto giustificabile momento imbarazzante. Questa la morale su un muro della Polveriera di Siliqua.
L’atto sessuale orale come atto di cannibalismo mostruoso. L’amore è anche questo. Villaggio Righi.
“E’ meglio quello a destra”. Villaggio Righi.
L’origine del mondo secondo alcuni, il centro dell’inferno secondo altri, sicuramente è ciò che genera l’uomo, e dunque il Male. Orfanotrofio Iglesias.
Inseminazione artificiale, o qualcosa del genere. Sempre Villaggio Righi.
Una pausa sentimentale in mezzo a tanto amore fisico. POPOTA 6 LA MIA VITA… Polveriera di Siliqua
Chissà se è questa POPOTA. A noi questa raffigurazione di una donna tentacolare ricorda Ursula de “La Sirenetta”. Sempre da quel Museo dell’Amore che è il Villaggio Righi.
Gigantesca scritta su un muro del centro velico del Coghinas. Abbiamo seguito la freccia, ma non porta da nessuna parte.
Sesso o amore? L’eterno dubbio. Ma i bollori estivi sono compensati dal grigio e confortante logorio dell’abbandono. Semaforo di Capo Figari.
Questa – non scherziamo – è l’opera più bella che ci è capitato di vedere in tutte le nostre esplorazioni. Ha la brutalità di un Picasso, il genio duchampiano nel trasformare due buchi sul muro in… parti anatomiche. Un’intuizione che, come vedremo, hanno avuto in tanti. Colonia montana di Sant’Antioco, Scano Montiferro
E infatti ecco un buco sulla parete che si unisce in una graziosa rappresentazione femminile. Villaggio Righi, ovviamente.
Variante un po’ troppo esplicita, soprattutto per la ridondante didascalia. Hotel Caprile.
Un’altra gioiosa e confusionaria rappresentazione dell’Amore. Come diceva Dante, “Che confusione, sarà perché ti amo”. Villaggio Righi
I suoi derivati naturali sono gli esseri umani, ci viene da pensare. E improvvisamente l’entusiasmo scompare. Polveriera di Siliqua.
E quando non c’è un muro ma c’è il bisogno di esprimersi e cantare l’Amore, perfino un albero può andar bene. Bau Muggeris, Ogliastra, Villanova Strisaili
Un’altra corteccia di un albero usata come tela, in questo caso per incidere l’atto sessuale nella sua essenzialità. Bau Muggeris, Ogliastra, Villanova Strisaili
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E dunque c’è anche chi la prende male e così manifesta il suo odio. Ma tanto l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio. Villa Webber, La Maddalena.
Che dicevamo? E’ l’amore che parla. Voi lo odiate, lui vi ama. Manicomio di Rizzeddu.

Poesia

Quando il foglio non basta, c’è una parete che ti aspetta.

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Una poesia del poeta inglese lord Alfred Tennyson, inaspettata, a villaggio Normann, Gonnesa.
Coppie a rischio crollo. L’amore non dev’essere mai possessivo, ricordate. Semaforo di Capo Ferro.
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C’è anche chi preferisce sfogare i propri sentimenti in maniera più diretta, senza il pretesto della poesia, anche se lo spazio a volte non basta. Villaggio Normann, Gonnesa.
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Albert Einstein a Funtanazza. Un soggiorno di cui non si trova traccia nei libri di storia ufficiale, ma noi adesso abbiamo le prove.
Fa pensare a un intervento di primo soccorso, e invece è vero sentimento, roba che manco Dante, Shakespeare, Petrarca e Fabio Volo. Cimitero abbandonato di Sant’Anna.
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Il concetto è chiaro, l’esposizione forse troppo sintetica, sebbene efficace. Avremmo gradito una citazione della verdiana “Sì, vendetta, tremenda vendetta”, sarà per la prossima volta. Funtanazza.
Dunque. La grande poesia deve anche saper irritare, confondere, turbare. Il fatto che questa poesia sia presente su un muro di un orfanotrofio (dunque luogo di bambini con genitori morti, non di bambini morti) non fa che ingarbugliare i nostri neuroni. Bene così. Orfanotrofio di Iglesias
Dringhili, si dice a casa nostra. Ancora bambini morti, ora però esaltati e festeggiati. Al secondo tentativo, il messaggio poetico dell’omonimo artista resta sfuggente. Sempre orfanotrofio di Iglesias.
Prima esisti e poi muori – STRABONO però. La morte ci fa belli. Polveriera di Siliqua.
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Qui la poesia è accostata a un classico “ale cacca”. Ma chi sarà venuto prima, il poeta o l’amico di ale? Quesiti che lasciamo agli studiosi. Funtanazza.
E a proposito: conoscete il viale della merda? E’ vicino al viale del tramonto, ma stranamente è meno famoso. Comunque si trova a Macomer.
Non avete capito niente? Nemmeno noi, ci mancano troppi elementi, ma sembrerebbero appunti per una trama. E’ accaduto a Manasuddas
Un messaggio semplice, forte e chiaro che non possiamo che condividere. Capitana.
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E a volte le parole non servono: una barca, delle capre, una parete con la scritta “Villa Chicco”, forse il titolo della poesia. Argentiera.

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